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«È la gloria dell'abito questa, signor conte, che un uomo, il quale al secolo ha potuto far dir di sé, con questo indosso, diventi un altro...»

...e quantunque l'abito non faccia il monaco, perché il cappello non manifesterebbe qualche cosa del capo che lo porta?. (A.Albertazzi, «Novelle umoristiche»)

La stessa signora Clara, benché fosse stanca, espresse il desiderio che si tirasse innanzi fino a Sant'Agnese. — Ormai siamo in ballo, — ella disse. — A Sant'Agnese riposeremo. (E.Castelnuovo, «I Moncalvo»)

Sarei solo in ballo; mi buscherei anche dell'inquieto, dell'imbroglione, dell'accattabrighe.... (A.Manzoni, «I promessi sposi»)

«...Sia buona e mi dica iutta la verità, perché quando sono in ballo i minorenni, non scherziamo». (G.Scerbanenco, «Lolite si muove»)

Ma anche il peccato di Filippo, e soprattutto l'insistenza nel peccato, quindici anni e più, con una donna maritata, con tre bambini in ballo, era cosa grave. (B.Tecchi, «Gli onesti»)

...cavaliere, ditemi, quando nella battaglia è in ballo una questione assoluta per voi e voi solo.... (I.Calvino, «Il cavaliere inesistente»)

— Sai come sono — rispose Lucilio. — Non potrei fare a meno di muovermi e di tentar qualche cosa, se anche si trattasse di gente sconosciuta. Figurati poi ora che è in ballo la tua famiglia, la nostra povera vecchia!. (I.Nievo, «Confessioni di un italiano»)

L'idea di passare un'altra notte bianca mi atterrì. (C. Pavese, «La bella estate»)

Cominciò a praticare uomini maturi, affaristi, altri giovani figli di industriali, facendo le notti bianche, giocando, indebitandosi. (D. Rea, «Ritratto di maggio»)

...il rimanente della notte l'avevan voluto passare in bianco. (U. Simonetta, «Tirar mattina»)

—...un'altra volta bisognerà che misuri le parole, uno scherza, scherza e lei invece passa la notte bianca. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna della domenica»)

Centinaia di migliaia di persone hanno fatto la notte in bianco («L'Unità», 26 aprile 1970).

...io sono venuto qui diverse volte per dare un colpo d'occhio ai lavori. (G. Verdi, «Autobiografia dalle lettere»)

Dal balcone, del resto, il colpo d'occhio era magnifico, e il principe l'aveva proprio di fronte. (M. Prisco, «La dama di piazza»)

Il colpo d'occhio de' tedeschi nelle stesse materie non è mai sicuro. (G. Leopardi, «Zibaldone di pensieri»)

— Non rubiamo ai Francesi il loro coup d'œil, e contentiamoci del nostro accorgimento, avvedutezza, perspicacia, ecc. — I mercanti debbono avere un bel colpo d'occhio. (F. Ugolini, «Vocabolario di parole e modi errati»)

«Di nuovo a sparar la potassa?» ci disse. «Badate che stavolta io telefono ai carabinieri... Quelli arrivano con la macchina e vi colgono ancora col fumo sotto le scarpe. (B. Fenoglio, «Superino»)

Sudavano, marcivano, diventavano tisici, appena uno capiva qualcosa il padrone lo faceva fuori in un lampo. (G. Arpino, «Storie di provincia»)

«Guarda se tutti quelli che sono stati fatti fuori, da che è finita la guerra, avevano qualcosa sulla coscienza o no?». (M. Cartasegna, «Un fiume per confine»)

Prezzolini, che nel 1921 dirigeva a Firenze «La Voce», era stato tra i primi editori di Malaparte... A un certo punto Malaparte disse: «Ti ricordi a Firenze quando... ti cercavano per farti fuori. Fui io che ti salvai quella volta». (F. Vegliani, «Malaparte»)

...ma ad uno che avesse avuto l'intenzione di farlo fuori, questo fatto non poteva sfuggire. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

Nitida e sorridente, ciascuna ignorava la propria tragedia: la piccola Claretta, il cui padre fu «fatto fuori» dai fascisti. (G. Marotta, «San Gennaro non dice mai no»)

«Vedete!» continuò don Abbondio: «e non è finita. Se quelli che restano non metton giudizio questa volta, e scaccian tutti i grilli dalla testa, non c'è più altro che la fine del mondo». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

La zuffa durò più a lungo e con varia fortuna: pure fu giudicato averne la meglio il cavaliere francese. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

San Filippo guardava continuamente verso il corridoio per vedere se veniva Luciana. Sentiva che Elia avrebbe avuto la meglio. (R. Brignetti, «La deriva»)

Ma erano troppo deboli, troppo stanchi per poter lottare con qualche speranza di successo contro la pervicacia del ragazzo, il quale finiva sempre per aver la meglio.... (B. Ponzi, «I pianti della Liberazione»)

A mente fredda comprendeva che, non troppo vecchio, Fumigi era un partito conveniente per Annetta. (I. Svevo, «Una vita»)

È probabile invece che non ci sia nessun proprietario: a mente fredda non dovrebbe esserci. (U. Simonetta, «Tirar mattina»)

Di studiare non ho voglia; sono andato invece all'opera, in poltrona e colla marsina di nostro padre che mi va a pennello. (T. Landolfi, «Un amore del nostro tempo»)

— Mi squadri dalla testa ai piedi. Che cosa ho di particolare?

—...Mi è venuto a dire che non ci andava più. Per me andava a pennello. (F. Giovannini, «La babelle»)

Lo chiamano il Callo: e come gli torna a pennello questo soprannome. (E. Pea, «Il forestiero»)

—...Poi il capitano Sandrini e quell'altro terribile che ci fece tanta paura quel giorno.

Tuttavia tornava al paese, dove aveva una casa, una volta ogni tre o quattro anni, e si compiaceva di fare sfoggio dei suoi dollari, del suo barbaro inglese e del suo più barbaro italiano. (C. Levi, «Cristo si è fermato a Eboli»)

...Io ci sarò prima di te e gliene avrò parlato, e di tutto quello che gli dirò farà sfoggio con te. (P. Monelli, «Morte del diplomatico»)

E Gaspare andò a leggere ogni giorno. Dava tempo al tempo. (A. Albertazzi, «La fortuna di un uomo»)

— Bene, — ripetè. — Pazienza. Diamo tempo al tempo. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna della domenica»)

E l'inquisitore, senza dar tempo al tempo... scrisse una lettera al duca. (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

Come fosse soltanto questione di dar tempo al tempo, il giorno successivo con la puntualità d'un fatto meccanico dall'ospizio era arrivata la notizia del decesso. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

«E poi così io vedo la sua casa, un'altra volta lei vede la mia. eccetera».

— Chi t'ha obbligato a guardare?