да+и+все+тут

...cerca di qua, cerca di là, gira e rigira, dalla cima al fondo, non c'è in nessun luogo. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Ma proprio questa strada Momi trovò ingombra, da cima a fondo, di una folla irrequieta, insofferente per il troppo traffico. (B. Tecchi, «La terra abbandonata»)

Renzo che pareva disapprovare e disprezzare da cima a fondo quanto aveva detto il fratello, andò a chiudere le imposte e si cacciò di nuovo, come per seppellirsi, dentro il letto. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

Signora in viola. —...Eppure vede, la figlia io la capisco. Pur odiandola! Sono sincera. Morta, non la piangerei. No no, nemmeno una lacrima. Ringrazierei lassù dove dovrebbe ben fare i suoi conti. (D. Fabbri, «Il confidente»)

— Fammi ridere, — disse Giusti — quando una donna ti salta addosso, ha già fatto i suoi conti. (C. Pavese, «Racconti»)

Ma qui c'entra il diavolo: tutti quei lavori, Natale li aveva perduti perché, a quanto pareva, ad un certo punto ne aveva fatta qualcuna grossa assai, come dire sgraffignare, imbrogliare, rubare. (A. Moravia, «Racconti romani»)

Renzo non rientrava che dopo le tre del mattino quando il fratello era immerso nel più profondo sonno, e quando questi alle sette saltava dal letto, l'altro dormiva come un ghiro. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

Capirete che fu un brutto risveglio per tutti. Era giorno chiaro; segno, per chi avesse avuto agio di notarlo, che avevamo dormito come ghiri. (A. G. Barrili, «Capitati Dodéro»)

...là sotto dormiva anche lui come una marmotta. (M. bontempelli, «L'amante fedele»)

...vi saliron due giovinetti che avevano sonno, e presto si addormentarono come talpe. (G. da Verona, «La vita comincia domani»)

Eppure bisognava che m'accostassi a terra, adesso. Per forza!. (E. Guerra, «La baia dei maiali»)

Nella vita posso essere un truffatore o un imbroglione, ma nei film no. Il film di un uomo è come un uomo nudo: non c'è nulla che possa essere nascosto. Nei miei film devo essere sincero per forza («Film 1961»).

«Che dici, me lo condanneranno?»

Rosaura. — Vuol prender moglie?

Ma Desiderio, fece fiasco perché era così emozionato che non si ricordava più niente. (G. Parise, «Il prete bello»)

...Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere... s'ingegnò di passargli, per sorpresa, frammezzo alle gambe, e invece fece fiasco. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Filuccio. — E che fa? Per un poco non è la fine del mondo. (E. De Filippo, «Bene mio e core mio»)

— Non sarà mica la fine del mondo! Nessuno muore se la bimba sta via un po'... E poi tornerà presto. (S. Magi Bonfanti, «Speranza»)

Bisognava assistere ai salamelecchi del padrone e dei lavoranti. Quando poi si delineava la figura del colonnello era la fine del mondo. (G. Germanetto, «Le memorie di un barbiere»)

...una volta sbattè la testa contro il cameriere, gli rovesciò il piato, vino, salsa e fettuccine andarono a finire sul tavolo di Ludovico che stava con un'americana, successe la fine del mondo, non c'era più un vetro sano quando arrivò la polizia. (U. Moretti, «Natale in casa d'appuntamento»)

— Nira era piegata in due e rideva, soffocandosi.

E papà: «Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino».

— Io vengo a prendere mia moglie — disse al brigadiere.

Ci sono entrate di mezzo delle donne, e metton sempre del male, lo sapete, con la loro lingua puntuta. (R. Bacchelli, «Il mulino del Po»)

...La gente ha sempre bisogno di metter male: siccome vedono che io e te stiamo filando lisci si smangiano e allora sotto a pungere! Bisogna non cascare nel loro gioco. (U. Simonetta, «Tirar mattina»)

«Ah, inviti il tale? Quello lì guarda in un modo... Be' non farmi parlare», qui fingendo la discrezione, ma la finge soltanto, perché di lì a poco lo descriverà come troppo «svelto di mano». (C. Cederna, «Signore & Signori»)

A dire la verità, c'è anche entrata la mano del destino; ché tutto mi sarei aspettato meno che di imboccar la strada maestra proprio il primo giorno, e restando, si può dire, con le mani alla cintola. (M. Puccini, «Ebrei»)

Non possiamo fare niente, noi? dobbiamo restare con le mani in grembo a vedere la distruzione del paese?. (A. de Cespedes, «Nessuno torna indietro»)

— A me m'è già venuto a noia di stare con le mani in mano. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

«Credimi, ero proprio stanco, non ne potevo più di stare sempre con le mani in mano».

E s'egli non è sì come questo suo semplice fratello, è nondimeno bell'uomo ed avveduto, e non si sarebbe stato con le mani a cintola come fa costui. (M. Bandello, «Novelle»)

«Andate, vi dico; che volete ch'io faccia di vostri giuramenti? Io non c'entro: me ne lavo le mani». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Finalmente un lunedì Ranocchio non venne più alla cava, e il padrone se ne lavò le mani perché allo stato in cui era ridotto ormai era più di impiccio che altro. (G. Verga, «Rosso malpelo»)

— Come Pilato. — Fece atto di lavarsi le mani. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

— Lui, il suo dovere l'ha fatto, lo stesso come l'avrei fatto io. Poteva anche lavarsene le mani, per dire, far finta di niente e andarsene a raccogliere le violette. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna delta domenica»)

Insomma sbrigatesela voi! — esclamò allora padron Cipolla indispettito, — io me ne lavo le mani, e non me ne importa un fico, giacché ci ho le mie chiuse e le mie vigne che mi danno il pane. (G. Verga, «I Malavoglia»)

— Ho pensato forse più alla roba di casa che alla mia; non ho avuto chi mi desse una mano: ho dovuto far da Marta e Maddalena; se qualche cosa anderà a male, non so cosa mi dire: ho fatto anche più del mio dovere. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

La Pisana, dopo che Lucilio era partito e Venchieredo aveva abbandonato la loro casa, faceva l'occhiolino a Giulio del Ponte. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Il primo ballo, il Milord andò a invitare la Reginella, e persuaso che ormai fosse tutto combinato, le fece l'occhiolino. La Reginella, a vedersi fare l'occhiolino, si gira e lo pianta in asso... Il Milord pensava che volesse fare un po' la preziosa; la va invitare di nuovo, e le rifà l'occhiolino. Lei si gira ancora... Il Milord va a invitarla una terza volta, sempre facendole l'occhiolino; la Reginella gli gira le spalle. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

Stiedano insomma un bel pezzo a tira a tira; ma da ultimo al giovanotto, lusingato con mille daddoli e occhiatine tenere, gli viense l'ora del minchione e diede la borsa alla Principessa che disparse in un battibaleno. (G. Nerucci, «Sessanta novelle popolari montalesi»)

...ed infine il libro entra nel vivo della prima guerra mondiale: guerra mondiale... vista con l'occhio sempre aperto, penetrante e freddo del SIM («Paese sera», 13 aprile 1963).

— Qui c'è di certo qualche inganno; dunque, starò con gli occhi aperti. (G. Nerucci, «Sessanta novelle popolari montalesi»)

C'è industriale fallito, pieno di idee e privo di credito, il quale bolle e scaglia fulmini per il solo fatto che le banche ottusamente coalizzate, gli rifiutano quei miserabili settanta milioni, sufficienti a mettere in piedi la sua ennesima meditata impresa: oro colato. (U. Facco de Lagarda, «Cronache cattive»)

Avrebbe avuto tutto in casa, tutto tenuto e conservato come oro fino: l'olio, che all'oro nel colore somiglia, e il vino, e le carni e la frutta. (B. Tecchi, «La terra abbandonata»)

«Zio», — mormorai poi, — «le tue parole sono oro colato...». (V. Brancati, «Il bell'Antonio»)

...Venimmo a Ripa, dove sono le barche. Fra queste ve n'era una di Franciotto. Non sapevamo così su due piedi trovar luogo né migliore né più sicuro. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

Era riuscita a rimediare, lì, su due piedi. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

«...E ora voi due, Leo e Michele, raccontateci qualche cosa di allegro così che si possa ridere».

«Ignorante», le gridò Teodoro inferocito. La donna si voltò e disse: «Il più conosce il meno», calma; quindi scomparve. (A. Moravia, «Racconti romani»)

«Signorina, quel posto l'avevo occupato io, tutti sono testimoni... c'era la mia borsa».