(a+un+cameriere)

La madre di don Pietrine e le sue due fedeli cameriere ogni tanto tiravano fuori quegli oggetti, li spolveravano ben bene e poi li rimettevano negli stessi posti. (E.Patti.«Le donne e altri racconti»)

— È una storia lunga, — disse il burattino — ve la racconterò a comodo. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

...dalla cantonata spuntava don Marmotta come il cameriere era soprannominato. Veniva col suo comodo... a passi lenti, senza curarsi che fosse impazientemente aspettato. (L. Capuana, «Il marchese di Roccaverdina»)

«Adesso vedo un po'... Tengo il biglietto, va bene?» «Col suo comodo, tutto il suo bel comodo». (G. Arpino, «La ragazza dalla radiolina»)

Filuccio. — E che fa? Per un poco non è la fine del mondo. (E. De Filippo, «Bene mio e core mio»)

— Non sarà mica la fine del mondo! Nessuno muore se la bimba sta via un po'... E poi tornerà presto. (S. Magi Bonfanti, «Speranza»)

Bisognava assistere ai salamelecchi del padrone e dei lavoranti. Quando poi si delineava la figura del colonnello era la fine del mondo. (G. Germanetto, «Le memorie di un barbiere»)

...una volta sbattè la testa contro il cameriere, gli rovesciò il piato, vino, salsa e fettuccine andarono a finire sul tavolo di Ludovico che stava con un'americana, successe la fine del mondo, non c'era più un vetro sano quando arrivò la polizia. (U. Moretti, «Natale in casa d'appuntamento»)

— Nira era piegata in due e rideva, soffocandosi.

Cominciavan già a prender il vizio d'entrar nelle botteghe, e di servirsi, senza metter mano alla borsa; se li lasciavan fare, dopo il pane sarebbero venuti al vino. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Bisogna metter mano alla tasca, amico mio. Bisogna spendere e regalare. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Oltreché perdere, quello lasciò anche sul panno verde la mancia per il cameriere, così che pure lui, per non fare figure, fu costretto a mettere mano al portafogli. (G. Arpino, «Storie di provincia»)

Cameriere, poco fa voi avete fatto un apprezzamento.» Finsi di cascare dalle nuvole: «Apprezzamento... non capisco» (A Moravia, «Racconti romani»).

Belfiore fece finta di cascare dalle nuvole. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

Romeo (a Bice, aspramente). — Sei venuta a farle una scena di gelosia?

A queste parole parve cascar dalle nuvole. (F. Dall'Ongaro, «La pianella perduta»)

Marchese di Forlipopoli. — A proposito di camerieri; vi è quel cameriere che ha nome Fabrizio, mi piace poco. Parmi che la locandiera lo guardi assai di buon occhio. (C. Goldoni, «La locandiera»)

— Ho un'età, professore, che non posso cambiar vita, ma se Nina volesse distrarsi, trovare un ambiente, una compagnia che le giovasse, vedrei la cosa di buon occhio. (C. Pavese, «La spiaggia»)

—...Quel suo cancelliere per altro mi guarda troppo di mal occhio: egli ha l'orecchio del duca, e il duca gli crede.... (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

I pochi amici l'avevano abbandonato, onde non esser visti di cattivo occhio. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

—...andate pure dalla mia comare Giacoma... che si farà in quattro per contentarvi. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

— Non posso mica farmi in quattro, — ribatté il cameriere (C. Cassola, «La ragazza di Bube»).

Quindi si mette in quattro per trovare un marito alla sorella, una moglie al fratello. (C. Cederna, «Signore & Signori»)

E c'è di più: anche il padrone è un cameriere, è cioè in definitiva uno come lei appartenevano alla stessa razza. (M. Prisco, «La dama di piazza»)

Gli capitò una volta un cameriere che era una birba matricolata, che se il padrone le sapeva tutte, lui era capace anche di cavargli le scarpe e le calze mentre correva. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

Questo cameriere non aveva mai lustrato le scarpe a nessuno, per esprimere mediante parole riguardose un concetto che a volte egli manifestava diversamente. (A. Bonsanti, «La buca di San Colombano»)

Becuccio gli chiese se noi due, che avevamo diretto i lavori, eravamo stati liberi di fare di nostra testa. (C. Pavese, «Tra donne sole»)

Sergio. — Certo però che loro, i mercanti... non seguono quasi mai i miei suggerimenti. Fanno di loro testa. (D. Fabbri, «Trio»)

Il cameriere. — È inutile allora che mi chieda dei consigli, conte, se poi vuol fare di testa sua. (D. Fabbri, «La bugiarda»)